Con la sigla TTIP si intende il trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti (acronimo di “Transatlantic Trade and Investment Partnership”), inteso come accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziazione tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America.

Le opinioni sono contrastanti: per alcuni prevederebbe che le legislazioni statunitensi ed europee vengano sottomesse alle regole delle multinazionali, per altri faciliterebbe i rapporti commerciali tra Europa e Stati Uniti.

Si tratta comunque di un trattato di importanza storica poichè coinvolge le due maggiori potenze occidentali che, da sole, contribuisono a circa il 45 per cento del PIL mondiale .

I negoziati iniziarono ufficialmente e segretamente nel giugno 2013. L’UE ha diffuso un documento di 18 pagine contenente il suo mandato a negoziare. Oltre alle direttive della UE ai negoziatori, sono comunque trapelate nel corso del tempo varie bozzeì che riguardano alcuni singoli contenuti dell’accordo.

Nell’unico documento ufficiale diffuso dall’UE, l’accordo dovrebbe agire in tre principali direzioni: aprire una zona di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, uniformare e semplificare le normative tra le due parti, migliorare le normative stesse.

L’accesso al mercato riguarda quattro settori: merci, servizi, investimenti e appalti pubblici.
Si prevede l’eliminazione di tutti i dazi sugli scambi bilaterali di merci e misure antidumping.

Diversi studi hanno concluso che l’accordo avrà benefici sia per gli Stati Uniti che per l’UE, ad esempio ci sarebbe un aumento del volume degli scambi (in particolare delle esportazioni europee verso gli Stati Uniti) ed un aumento del PIL mondiale e dei singoli stati. Si avrebbero infine dei benefici derivanti dalla semplificazione burocratica e dalle regolamentazioni.

Una delle principali critiche ai negoziati, invece, è la loro segretezza e mancanza di trasparenza.
Il trattato inoltre rischierebbe di mettere in crisi l’agricoltura europea e le piccole e medie imprese che non potrebbero reggere la concorrenza e di minacciare la salute dei consumatori perché i principi su cui sono basate le leggi europee sono diverse da quelli degli Stati Uniti. In Europa vige il principio di precauzione mentre negli Stati Uniti spesso si procede al contrario.
In più le disposizioni a protezione della proprietà intellettuale e industriale attualmente oggetto di negoziati potrebbero minacciare la libertà di espressione su internet o privare gli autori della libertà di scelta in merito alla diffusione delle loro opere.
Una delle questioni più controverse, infine, riguarda la clausola Investor-State Dispute Settlement che prevede la possibilità per gli investitori di ricorrere a tribunali terzi in caso di violazione, da parte dello Stato destinatario dell’investimento estero, delle norme di diritto internazionale in materia di investimenti.

(Fonte:http://www.ilpost.it/2014/11/06/ttip-2/)